Il significato dei tatuaggi tra credenze e tabù
Dalle prime esplorazioni oltre il Pacifico al Vecchio Continente , il viaggio dell’antica arte del tatuaggio
I tatuaggi sono stati a lungo oggetto di pregiudizi e tabù in molte culture, anche se negli ultimi anni stanno diventando sempre più accettati e diffusi.
In passato, i tatuaggi erano spesso associati a gruppi marginalizzati o considerati devianti, come i marinai. I tatuaggi venivano spesso utilizzati per segnalare l’appartenenza a un certo mestiere o a una determinata compagnia navale, nonché per segnalare le esperienze e le avventure vissute in mare.
I tatuaggi dei marinai erano spesso ispirati alle simbologie e alle tradizioni navali, come il tatuaggio ancora, tatuaggio teschio, il tatuaggio serpente o nautili. Altri tatuaggi comuni erano quelli raffiguranti animali, come il tatuaggio gatto o il tatuaggio aquila, o scene di vita in mare, come tempeste o naufragi.
Erano anche spesso utilizzati per segnalare le distanze percorse in mare o per rappresentare il numero di viaggi intrapresi. A tal proposito sulla base di questa usanza vi sarebbero le abitudini dei marinai europei di inizio Ottocento i quali si erano spinti nelle isole del Pacifico (Thaiti, Bora Bora, Nuova Zelanda) e avevano avuto modo di apprezzare la tipica arte del tatuaggio delle tribù locali.
Infatti la parola “tatuaggio” in inglese “tattoo” ha origini polinesiane “tatau” che deriva onomatopeicamente dal suono del martelletto di legno, formato da un legnetto e un pettine di osso o denti di animali, che produce lo strumento nell’atto di incisione della pelle.
Tra i marinai divenne una tradizione tatuarsi simboli di buon auspicio durante i lunghi viaggi in mare: l’usanza era quella di farne uno alla vigilia del viaggio e un altro quando si giungeva a destinazione. Il terzo si faceva una volta tornati a casa sani e salvi. A questi se ne sommava un altro in caso di nuova partenza, un quinto al ritorno e così via.
I tatuaggi sono stati a lungo utilizzati anche per segnalare l’appartenenza a una gang o a un gruppo criminale, nonché per segnalare determinate imprese criminali o statuti penali.
I tatuaggi riguardanti questo aspetto sociale spesso raffigurano simboli o immagini associate alla criminalità, come il tatuaggio pistola, il tatuaggio pugnale o il tatuaggio teschio. Altri tatuaggi comuni sono quelli che rappresentano le iniziali di una gang o di una compagnia criminale, o quelli che segnalano il ruolo di una persona all’interno di una gang.
Possiamo quindi capire che i pregiudizi del passato che ci trasciniamo ancora oggi derivano dal fatto che i tatuaggi erano spesso utilizzati per segnare appartenenza a un certo gruppo o per segnalare uno stato di disadattamento sociale.
Anche se i tatuaggi sono diventati più comuni e accettati nel corso degli anni, alcuni pregiudizi persistono ancora oggi. Alcuni potrebbero credere che le persone tatuate siano meno professionali o meno adatte a determinati impieghi, soprattutto se i tatuaggi sono visibili.
Niente di più falso al giorno d’oggi, non tutte le persone con tatuaggi sono criminali e non tutti i criminali hanno tatuaggi. I tatuaggi non dovrebbero essere utilizzati mai per giudicare o discriminare una persona, indipendentemente dalle loro scelte di vita o dal loro passato.
Fortunatamente molti di questi pregiudizi stanno lentamente scomparendo man mano che i tatuaggi diventano sempre più diffusi e accettati in diverse culture e ambienti di lavoro. I tatuaggi sono una forma di autoespressione e un modo per celebrare la propria identità, e non dovrebbero essere mai presi come forma di giudizio in base alla loro apparenza esteriore.
L’ essere umano agisce sul proprio corpo da sempre disegnando tatuaggi.
Risulta evidente che il corpo è una forma sulla quale si può esprimere perfettamente questa antica arte, che siano valori estetici o affettivi, che raccontino le nostre esperienze, i nostri orientamenti o alcuni rapporti tra i suoi elementi.
