
Il Tatuaggio attraverso i tempi:
da simboli tribali a forme d’arte
La storia del tatuaggio è molto antica e risale a diverse culture e civilizzazioni in tutto il mondo. I tatuaggi sono stati utilizzati da sempre per scopi decorativi, rituali e anche per segnare lo stato sociale o il ruolo all’interno della società. In questo articolo cercheremo di fare un viaggio nel tempo, addirittura di qualche millennio, segnando le tappe più significative di questa antica arte, dapprima svolta per motivi sociali evolutivi dell’uomo, poi divenuta sempre più un’ espressione artistica di tutto rispetto.
Secondo i dati raccolti da alcuni storici si potrebbe far risalire tale pratica addirittura a circa 10.000 anni fa nell’arcipelago giapponese nel periodo denominato Jomon. Periodo in cui le diverse popolazioni che vi abitavano erano accomunate dalla produzione di vasellame. Secondo gli storici i dipinti raffigurati sul vasellame potrebbero essere attribuiti a dei tatuaggi.
Testimonianze concrete sui primi tatuaggi furono rinvenuti nel corso del tempo sui corpi mummificati di uomini e donne egizi, risalenti a 4000 anni fa. Ma una recente scoperta di un gruppo di ricerca italiano dell’Eurac, l’Accademia Europea di Bolzano, ha datato questa usanza già in era preistorica. Attraverso una tecnica non invasiva utilizzando un particolare procedimento fotografico capace di mettere in risalto le più impercettibili sfumature della pelle, ha dimostrato che la famosa mummia Oetzi, ritrovata sepolta nei ghiacci delle Alpi Venoste nel ’91 e vissuta nell’Età del Rame (3100-3300 a.c.) aveva inciso circa 57 tatuaggi. Questi tatuaggi erano soprattutto linee sottili , punti e disegni geometrici concentrati principalmente sulle articolazioni del corpo. Questo potrebbe suggerirci che la pratica dei tattoo aveva una funzione terapeutica o rituale, per esempio per trattare dolori o traumi o aiutare nella guarigione. La tecnica utilizzata all’epoca non prevedeva l’uso di aghi, ma venivano praticate delle piccole incisioni nella pelle e quindi si ricopriva l’incavo con il carbone vegetale..

Alcune scoperte archeologiche dimostrano che i tatuaggi erano presenti anche in Egitto. In alcune tombe reali della Nobiltà del Nuovo Regno egizio (1550-1609 a.c.), dove vengono raffigurate immagini di donne con tatuaggi di scarabei, simboli sacri e geroglifici. Il tatuaggio tuttavia in Egitto non era molto diffuso ed era probabilmente limitato a certe classi sociali nobili ed avere un significato religioso o rituale, come proteggere il corpo dalle forze maligne.

Durante i primi secoli del Cristianesimo, il tatuaggio era associato a culti pagani e pratiche idolatriche e considerato un segno di devianza dalle pratiche religiose accettate. La Chiesa Cristiana tradizionalmente vedeva il tatuaggio come un peccato, poiché considerava il corpo umano come un tempio sacro che non doveva essere alterato. Durante l’Impero Romano il tatuaggio veniva usato per identificare i criminali o gli schiavi. Nella letteratura latina Plinio e Svetonio ci riferiscono che gli schiavi romani venivano marchiati con le iniziali del proprio padrone o, nel caso fossero stati sorpresi a rubare, erano marchiati a fuoco sulla fronte. Divenne obbligatorio per i soldati perchè non essendo cancellabile diventava un mezzo per scoraggiare la diserzione.
Anche se con il passare del tempo l’uso del tatuaggio si è evoluto per diventare una forma d’arte e un’espressione culturale, la chiesa cristiana tradizionalmente ha continuato a vederlo come un segno di ribellione contro i valori cristiani.
Nella Bibbia, nell’Antico Testamento, il Deuteronomio (libro contenente le prescrizioni di Mosè relative alla vita religiosa e sociale del popolo ebraico) cita l’esempio dei pagani che si “marcavano” il corpo per i propri dei, e questo veniva visto come un comportamento immorale e da evitare dai credenti.

Il tatuaggio non era molto comune nel medioevo europeo, soprattutto a causa, come già descritto, delle visioni negative che la chiesa cristiana aveva nei suoi confronti. Tuttavia, alcune popolazioni europee praticavano il tatuaggio, soprattutto quelle del nord Europa come i Vichinghi e i Celtici. Queste praticavano il tatuaggio per motivi medici o di fede come i tatuaggi di rune o sciamanici, utilizzati per guarire malattie o per proteggere contro spiriti maligni.

I tatuaggi sono stati anche rinvenuti su mummie di culture precolombiane in Sud America, e sono stati utilizzati dai popoli indigeni in Nord America, Africa, Asia e Oceania. I tatuaggi erano una tradizione comune anche tra molte tribù indigene dell’America del Nord e del Centro, noti come Nativi Americani. I tatuaggi dei Nativi Americani avevano un significato spirituale e rituale, rappresentavano un legame con la natura e le credenze spirituali della tribù.
Erano spesso associati a creature mitiche o spiriti della natura, e venivano utilizzati per chiedere protezione o benedizioni.
La conoscenza dei tatuaggi tra i Nativi Americani risale all’epoca dei primi contatti con i navigatori nel XVI secolo. In seguito con l’arrivo di altri esploratori europei e coloni, la conoscenza dei tatuaggi dei Nativi Americani è diventata sempre più diffusa. Tuttavia, è importante notare che la comprensione degli europei dei tatuaggi dei Nativi Americani era spesso incompleta o distorta a causa della mancanza di conoscenza culturale e delle barriere linguistiche. Ciascuna tribù aveva le proprie tecniche, simboli e pratiche. Erano spesso usati per identificare l’appartenenza a una determinata tribù o famiglia, per segnalare il rango sociale e le realizzazioni personali. I guerrieri spesso si tatuavano per celebrare le loro imprese in battaglia, alcune tribù utilizzavano tecniche di tatuaggio tradizionali, come quella delle punture con aghi di osso o spine, mentre altre usavano tecniche di incisione. I pigmenti utilizzati per i tatuaggi erano spesso naturali e derivati da fonti come minerali, piante e terre.
Nel XVII secolo James Cook il famoso esploratore e navigatore inglese , noto per i suoi tre viaggi in Oceania, in particolare per la scoperta della Nuova Zelanda e l’Australia, venne a contatto con molte culture indigene documentando le loro usanze, tra cui quelle legate ai tatuaggi, contribuendo a diffonderne la conoscenza in Europa. L’esploratore e il suo equipaggio hanno descritto dettagliatamente le tecniche di tatuaggio delle culture indigene del Pacifico. Tale pratica veniva usata dalle tribù locali per indicare il rango sociale e i successi nella caccia o in guerra.


Dal XVII al XIX secolo il tatuaggio in Giappone ebbe un fiorente sviluppo e divenne particolarmente popolare tra i samurai e i membri della classe criminale nota come yakuza. Il tatuaggio giapponese, noto anche come “irezumi”, che significa letteralmente “inserire il colore nella pelle”, è un’arte antica e tradizionale che si è sviluppata nel corso dei secoli. Questa tecnica è nota per le sue linee sottili e precise, i dettagli intricati e la vasta gamma di colori. La pratica del tatuaggio giapponese è radicata nella cultura e nella storia del paese e ha un significato profondo e simbolico.
Dalla metà del XIX secolo, in epoca Vittoriana, nel nuovo e vecchio continente era visto in modo ambiguo, poiché da un lato era associato perlopiù a “gente di malaffare”, dall’altro era utilizzato da alcune classi sociali come di affermazione, di appartenenza ad un’élite. Durante questo periodo, l’espansione dei tatuaggi tra i marinai e i soldati ha portato ad una maggiore visibilità del tatuaggio.
Più tardi il tatuaggio iniziò ad essere visto come un’espressione di ricchezza in particolare tra i membri dell’alta società britannica e americana. Gli aristocratici iniziarono a farsi tatuare comunque in segreto, spesso con disegni esotici e sofisticati, per dimostrare il loro spirito avventuroso e la loro affinità con i popoli stranieri.


Nel XX secolo il tatuaggio ha attraversato una notevole evoluzione e trasformazione. Ha visto una rinascita e una riscoperta, grazie all’influenza delle culture popolari e alla sua diffusione tra le forze armate e i marinai.
Durante la Seconda Guerra Mondiale molti soldati e marinai si tatuarono per commemorare la loro esperienza bellica, spesso scegliendo disegni simbolici come teschi, bandiere e immagini di pin-up. Questo ha portato ad un aumento della popolarità del tatuaggio tra i giovani e a una maggiore accettazione del tatuaggio nella società.
Negli anni ’40 e ’50 tatuatori di fama come Cap Coleman e “Sailor Jerry” Collins hanno contribuito a creare un’arte del tatuaggio più sofisticata ed elaborata. Tuttavia, nonostante la crescente popolarità, la società in generale continuava a vederlo come un simbolo di devianza e molti tatuatori erano costretti ad operare in modo clandestino.


Progressivamente negli anni ’60 e ’70, il tatuaggio ha iniziato a diventare più mainstream e accettato, con un aumento del numero di persone tatuate di tutte le classi sociali e professioni .
Negli anni ’70 e ’80 con l’aumento della sua popolarità, ci sono stati molti artisti del tatuaggio che hanno iniziato a sperimentare nuove tecniche e stili. In questo periodo si è sviluppato un nuovo stile del tatuaggio chiamato “New School” con caratteristiche come linee regolari, colori vivaci e immagini cartoon-like.
Negli anni seguenti il tatuaggio ha continuato a evolversi e a diversificarsi, diventando una forma d’arte e un’espressione personale. Ci sono stati molti tatuatori che hanno creato disegni sempre più sofisticati e complessi utilizzando una vasta gamma di tecniche e stili.
Un’ulteriore evoluzione verso una maggiore sofisticazione e arte si è avuta nella decade di fine secolo. Gli artisti del tatuaggio hanno iniziato a creare disegni sempre più complessi e realistici, come il tatuaggio “blackwork” e il tatuaggio “realistico”. Più di recente l’introduzione di nuove tecniche e tecnologie di materiali e l’uso di macchinette per tatuaggi più evolute hanno permesso di realizzare vere e proprie opere d’arte sulla pelle sempre più sofisticate.
Infatti il tatuaggio è stato riconosciuto come un’arte visiva a tutti gli effetti da parte di artisti, critici d’arte e curatori. Hanno iniziato a considerare il tatuaggio come una forma d’arte a pieno titolo, con una lunga storia e una ricca tradizione culturale. Infatti molti artisti del tatuaggio hanno creato opere che sono state poi esposte in mostre e musei di tutto il mondo come al Moma di New York o al British Museum di Londra.